NON E’ TUTTO ORO QUEL CHE LUCCICA

Sebbene lo scrittore e giornalista inglese Oscar Wilde vissuto nel tardo Ottocento scrivesse che “…solo gli idioti non giudicano dalle apparenze…” in quel prezioso bacino di saggezza popolare che sono i proverbi troviamo la frase secondo cui, invece non è tutto oro quel che luccica. Tale detto si fa risalire addirittura al VI secolo a. C. quando una delle più fortunate favole di Esopo invitò a riflettere su come solo in apparenza il cavallo è privilegiato rispetto all’asino. Quest’ultimo resta, infatti al riparo durante la battaglia e non rischia nulla, contrariamente al cavallo che rischia la propria vita  impegnato con il cavaliere. 

Questo detto, divenne poi ancor più popolare grazie a William Shakespeare che lo riprese nella scena settima dell’Atto secondo del dramma intitolato “Il mercante di Venezia”, composto tra il 1594 e il 1598 e quindi coevo di “Romeo e Giulietta” e ben più precoce dei capolavori “Macbeth” e “Amleto”. 

Ne “Il mercante di Venezia” il Bardo non solo lasciò un indelebile immagine negativa degli ebrei (che determina oggi le critiche intorno a quest’opera), ma eternò il detto di Esopo nel famoso episodio in cui la ricca ereditiera Porzia deciderà con chi convolare a nozze in base al contenuto di tre scrigni rispettivamente realizzati in oro, in argento e in piombo: contrariamente alle aspettative, nel primo si scoprirà essere contenuto solo un foglietto che- appunto- ammonisce a far attenzione perché non è tutto oro quel che luccica.

Oggi, a distanza di secoli, questo è uno dei proverbi più diffusi e trasversali, in tempi recenti recuperato anche da Tolkien nella saga de “Il Signore degli anelli”.