ORO DI BOLOGNA

Il cosiddetto “oro di Bologna”, che in Liguria si chiama “oro di Nizza”, ha una storia che risale almeno al Rinascimento.

A Bologna tra il 1447 e il 1517 visse Francesco Raibolini, detto il Francia, il quale all’inizio della sua carriera- da ricco ereditiero- si dedicò alla pittura, ispirato da Mantegna, Perugino e Raffaello, dipingendo numerosissimi quadri di argomento sacro ed affreschi per le famiglie Bentivoglio ed Estense.

Successivamente il Francia ricoprì per tre volte la carica di capo della Corporazione degli Orafi Bolognesi e diventò celeberrimo per i suoi bellissimi vasi e candelabri in argento e per le sue monete: queste ultime spesso erano in argento con una sottile lamina di oro abilmente pressata sopra, così da dare l’impressione che si trattasse di monete d’oro. Col tempo queste monete si logoravano e tendevano a diventare rosse: da ciò il famoso detto popolare “L’oro di Bologna, si fa rosso per la vergogna”, che i liguri trasformarono in “L’oro di Nizza, non vale una stizza (goccia)”.

La pratica del Francia ebbe successo e dette vita ad una vasta produzione di oggetti artefatti, per i quali le autorità locali prevedevano pene molto severe che arrivavano addirittura ad una sorta di confino, cioè gli autori di tali condotte dolose venivano per sempre cacciati via da Bologna.

Secondo l’Accademia della Crusca, a questa punizione si deve il verbo “sbolognare”, che inizialmente si diceva “bolognare”, e stava ad indicare l’allontanamento di persone e, per estensione, di cose di poco conto e/o sgradite.

Una curiosità: il Francia morì il 5 gennaio del 1517 (pochi mesi dopo la storica affissione delle sue 95 Tesi sulla indulgenza da parte del frate agostiniano Martin Lutero) ed in suo rispetto tutte le botteghe bolognesi furono a lutto. Circa le cause del suo decesso gli storici non sono concordi perchè addirittura sembrerebbe che il Raibolini cadde in uno stato depressivo gravissimo dopo aver visto l’Estasi di Santa Cecilia del suo amato Raffaello e si rese conto di quanto fosse impareggiabile la genialità di quell’autore.