FIXING

Il termine “fixing” si è diffuso negli ambienti finanziari sin dal 1979 e deriva dal verbo inglese “to fix” (fissare). Esso indica una procedura che ha luogo due volte al giorno (alle 10,30 e alle 15,30 di Londra). Dal 12 settembre 1919 le maggiori raffinerie e banche del mondo, ospitate inizialmente negli uffici londinesi della Rotschild, si riuniscono per fissare la quotazione ufficiale dell’oro puro. 

A quei tempi erano soltanto in cinque a riunirsi e a negoziare gli acquisti e le vendite di once di oro puro che ciascuno si impegnava a trattare sino a quando si riusciva a realizzare la parità tra offerta e domanda, indicata da ciascun partecipante con l’alzata di una bandierina dichiarando testualmente: “there are no flags and over fixed”. Con una commissione pari a 20 centesimi l’oncia (un oncia equivale a 31,1034 grammi) si chiudeva la trattativa, che nella data d’esordio bloccò il prezzo inizialmente a 4,94 sterline per oncia.

Negli ultimi decenni ci sono stati avvicendamenti e sostituzioni tra i membri accettati, sino a quando nel 2015 colossi come Deutsche Bank, Scotia Mocatta, Barclays, HSBC, sono stati accusati di manipolazioni sul prezzo e di sostanziale oligopolio (cioè sono state multate per un totale di 26 milioni di dollari perché, come accade con “le sette sorelle” del petrolio e le “cinque sorelle” del cemento, hanno posto in essere pratiche “di cartello” contrarie alla libera concorrenza): da allora il prezzo giornaliero sia dell’oro che dell’argento puri (999%) è stabilito da un Consiglio denominato LBMA (London Bullion Market Association) al quale sono attualmente accettate una dozzina delle maggiori banche del mondo e alcune raffinerie internazionali che telefonicamente e telematicamente indicano ai mercati internazionali il fixing, al quale fanno riferimento tutte le transazioni ogni giorno.

Numerose altre raffinerie e fonderie di metalli preziosi sono affiliate, dopo una complessa procedura, a tale Consiglio grazie al quale si stabilisce anche l’elenco degli intermediari e dei produttori, i quali garantiscono la eco-sostenibilità delle loro pratiche produttive, il rispetto dei diritti dei lavoratori ed inoltre la tanto ambita qualifica di “good delivery” cioè il fatto che sia in termini volumetrici sia in termini di purezza (al massimo livello di 999,9%) le barre e i lingotti di oro e di argento prodotti e commercializzati rispettano dei rigorosi standard ,tali da garantire la controparte acquirente al punto da non necessitare di ulteriori verifiche: per l’Italia sino al 2022 possono vantare tale qualifica solo la TCA S.p.A. , la Chimet s.p.a. e la Italpreziosi S.p.A. , ubicate tutte nel comparto orafo aretino, come noto tra i maggiori d’Europa insieme a quello di Valenza Po e di Vicenza.