MONETA CATTIVA SCACCIA MONETA BUONA

Spesso , anche nei talk show televisivi e nei social media, sentiamo l’espressione secondo cui “la moneta cattiva scaccia quella buona”. E’ opportuno chiarire il concetto che si cela dietro tale locuzione. Erroneamente questa frase fa riferimento alla cosiddetta “legge di Gresham” , attribuitagli impropriamente nel 1857 da Henry D. McLeod, il noto economista scozzese che elaborò la Teoria del credito . In verità probabilmente tale principio era già noto nel Rinascimento, come dimostra Copernico nel suo saggio sul conio che scrisse nell’estate del 1517 facendolo circolare tra i suoi amici per poi discuterlo nelle sedi istituzionali nel marzo del 1522 , quando denunciò il fenomeno della limatura delittuosa nelle monete circolanti. Addirittura alcuni autori come Louis Wolowski , nel saggio intitolato “La questione monetaria”, fanno risalire il fenomeno al 1360 ,quando fu pubblicato il De Moneta del filosofo Oresme, nel quale si discettava circa il fatto che il re non aveva diritto di cambiare il peso o la purezza e neppure le quantità di metalli preziosi (argento ed oro) utilizzati nella produzione delle monete sostenendo, in definitiva , la illegittimità del signoraggio già accennata da Buridano e risalente addirittura ad Aristotele.

A metà Cinquecento , Sir. Thomas Gresham si trasferì in Belgio e precisamente ad Anversa, destinata a diventare già in quel tempo la capitale del commercio in diamanti ,essendovi lì rifugiate numerose famiglie ebree di tagliatori di gemme precedentemente residenti in Olanda e oggetto di persecuzioni.

Gresham, nella sua veste di agente finanziario della Corona , viaggiava allo scopo di acquistare materiale bellico , curando i pagamenti in moneta metallica. Il concetto che le monete logore (monete cattive, cioè limate al fine di asportarne piccole quantità di metallo prezioso) vincessero, cioè sostituissero progressivamente le monete intonse, ebbe fortuna in un periodo in cui gran parte delle monete circolanti era d’argento ,e il problema era proprio mantenere in circolazione contemporaneamente monete buone e monete cattive. Le monete limate e ridotte di peso, o talvolta adulterate con l’aggiunta di altri metalli e la sottrazione di argento, circolavano rapidamente. Al contrario, le monete buone venivano conservate o spedite all’estero e vendute a peso e non al valore nominale.

La legge di Gresham pertiene in modo rilevante soprattutto riguardo al gold exchange standard, sistema in cui le riserve auree della banca centrale di uno stato consistevano in valute convertibili in metallo prezioso o in lingotti fisici.

Ancora prima la questione si poneva in relazione al bimetallismo , cioè all’esistenza di monete in oro ed argento. Addirittura nel Medioevo si usavano come moneta tre diversi metalli: rame , argento e oro in ausilio all’uso piuttosto diffuso di forme arcaiche di baratto con sale, pepe e lettere di cambio. Il rame serviva per le piccole transazioni al dettaglio da parte della plebe, ma non era adatto alle attività dei più facoltosi e delle famiglie patrizie, le quali utilizzavano più frequentemente oro e argento (un po’ come oggi nelle tasche del ricco troviamo banconote da 100 euro e carte di credito e nelle tasche dei poveri banconote di piccolo taglio e- come scrive Celine nel romanzo Viaggio al termine della notte- “tante bugie quante le loro monete”). L’oro era ,infatti, inutile per contadini ed artigiani , i quali usavano il rame in proporzioni 40 volte superiori a quelle dei metalli preziosi , tanto che si è calcolato che sotto Napoleone Bonaparte 9 dei 10 milioni di livres di introiti annuali era costituita da monete in rame. Ben diversa era, sin dalla età degli Egizi, la percezione dell’oro e dell’argento. Esso era evocato già nella leggenda del Re Mida,personaggio storico realmente vissuto 4.000 anni fa e citato in uno dei capolavori letterari di Ovidio (Le metamorfosi)  ove si narra che tale re ricevette in visita nei suoi giardini Sileno ,entrato nella sua reggia notte tempo in preda ad uno stato confusionale cagionato dall’ubriachezza. Anzichè cacciarlo, egli lo accolse e , sapendo che ne era il patrigno, dopo 10 giorni lo riportò presso Dioniso , che per ringraziarlo gli offrì il noto potere di trasformare in oro ogni oggetto che toccasse. L’oro è, inoltre, richiamato in uno dei più noti capitoli del Trattato sulla Moneta, pubblicato del 1930 in due volumi da John Maynard Keynes, ove egli parla di “auri sacra fames” (la esecrabile fame dell’oro): il noto professore di Cambridge , divenuto consulente del governo britannico , fu in verità inascoltato sul tema oro-valuta nei noti accordi di Bretton- Woods , ove prevalse il suggerimento dell’economista White.

Nella maggior parte dei casi, al netto delle implicazioni afferenti al peso simbolico dei metalli preziosi nelle dinamiche inconsce studiate da Freud (la nota fase anale del fanciullo), negli ultimi secoli in lotta sono stati il tallone in oro e il bimetallismo. Paesi poveri come India, Cina e Messico usavano, infatti, l’argento in prevalenza anche perché spinti dalla politica statunitense (il noto New Deal del presidente Roosvelt) finalizzata a tenere buoni i senatori degli stati produttori di argento , benchè in queste aree spesso l’argento veniva usato ancora come moneta. A metà Ottocento le scoperte di giacimenti auriferi in Australia e California minacciarono di portare l’argento ad un prezzo paragonabile a quello dell’oro , spingendo alcuni amministratori politici a sostenere alternativamente il mono-metallismo , ossia a far circolare per le transazioni commerciali e finanziarie l’uno o l’altro metodo in modo esclusivo.

Nascevano problemi determinati da varie cause , specialmente riconducibili ai rapporti di cambio da un paese all’altro e alle variazioni anche massicce nella produzione dell’uno o dell’altro metallo prezioso: basti qui ricordare che il processo iniziato da Enrico il Navigatore (il principe portoghese che di fatto fondò l’impero coloniale), e culminato con le scoperte di Vasco Da Gama (Capo di Buona Speranza, Malindi, Mombasa e India) , Ferdinando Magellano (Cile , Filippine e Oceano Pacifico) , Amerigo Vespucci (Sudamerica) e , ovviamente Colombo ,era già stata una reazione , forse indiretta, alla penuria di metalli preziosi di quell’epoca, generata dalla necessità di esportare metalli nel mondo arabo per saldare i disavanzi commerciali.

Il rapporto oro- argento nei secoli è così cambiato, da 12 contro 1 a 11 contro 1 dopo la scoperta dell’America e a 5 contro 1 dopo le scoperte dei giacimenti brasiliani del Cinquecento.

Il successivo fiume di argento che inondò l’Europa da Messico e Perù riportò tale rapporto a 15 contro 1 sino al 1717 , quando Newton , direttore della Zecca di Londra, fissò un prezzo dell’oro che rimase eguale per due secoli. Iniziò il gold standard in Gran Bretagna, mentre il bimetallismo resistette in Francia con frequenti cambiamenti nel periodo rivoluzionario. Parigi aiutò Londra nel 1825 scambiando oro per argento alla pari, quando la Banca d’Inghilterra si trovò in difficoltà a mantenere le sue banconote convertibili in monete d’oro , come ha dimostrato nei suoi saggi il docente di Cambridge prof. Claphman.

Ancora a fine Ottocento, Parigi deteneva la sua riserva preziosa principale in un metallo sopravvalutato (l’oro) ma risolse il problema non acquistando argento ,cioè effettuando con esso i pagamenti e sostituendo il bimetallismo con il tallone d’oro.

E’ stato dimostrato, infine, che i filoni auriferi californiano ed australiano produssero in 10 anni la stessa quantità di oro ricavata in oltre tre secoli, dalla scoperta dell’America al 1848. Per decenni si continuò a livello politico e finanziario ad usare il bimetallismo come male tollerabile in molti paesi europei  applicando il noto teorema di Hics ,in base al quale se due merci sono scambiate sempre allo stesso prezzo esse sono un unica merce.

Come spesso è accaduto, e accade tutt’ora, le scoperte scientifiche innescarono meccanismi storici rivoluzionari: a metà Ottocento la scoperta del processo elettrolitico per recuperare argento da minerali di basso tenore determinò il crollo del bimetallismo , certamente preparato dall’improvvisa adesione della Germania al gold standard , dopo che quest’ultima ricevette in oro l’indennizzo di 500 milioni di marchi a seguito della guerra franco-prussiana. In verità il tema della circolazione monetaria in metalli preziosi e della convertibilità valutaria dell’oro non ha mai smesso di essere attuale, sebbene in epoca post moderna gli accadimenti storici e la globalizzazione ne abbiano ridimensionato la portata (vedi anche voce “gold standard” ).

Nella seconda metà del Novecento, il docente dell’Università di Berkeley prof. George Hakerloff (premio Nobel 2001), partendo dalla legge di Gresham, ha individuato due fenomeni particolarmente attuali nell’economia post moderna ai quali ha dato i seguenti nomi: “azzardo morale” e “selezione avversa”. L’azzardo morale è il tipico comportamento , oggi largamente diffuso, consistente nel trascurare comportamenti virtuosi miranti a limitare i danni nel caso si è consapevoli di avere, per esempio, una copertura assicurativa sugli incidenti.

Ancora più cogente è il fenomeno della selezione avversa , basato sul concetto di asimmetria informativa. In pratica, in fase pre-contrattuale , se le informazioni sulle qualità di un articolo non sono distribuite a tutti , viene meno il concetto di fiducia in danno dell’intero sistema: ignorando le peculiarità di un formaggio o di qualunque altra merce il compratore si aspetterà una qualità scadente non fidandosi del venditore e proporrà un prezzo di acquisto molto basso. Tale prezzo , basato su una euristica infondata, risulterà adeguato per alcuni formaggi effettivamente mediocri, ma (come nel caso della moneta intonsa, che veniva conservata) porterà il venditore a non cedere il formaggio migliore. In breve, il mercato sarà intossicato solo da un prodotto di basso tenore qualitativo alla stessa maniera delle monete logorate che sostituivano progressivamente quelle integre.